Da amici di vela e di regate ho ricevuto questa lunga poesia dei ruoli a bordo. Così ho pensato di suddividerla in tre puntate settimanali, come Regalo di Natale, auguri di Buon Anno e per l'Epifania che tutte le feste si porterà via!
Buone Feste a tutti i lettori del blog di SEA AMOR!
LA POESIA DEI RUOLI A BORDO - Parte I
Il prodiere e il due
Davanti a tutti c’è Lui, il divino, il predestinato…il prodiere. Incarnazione velica della libertà, tra le sue esperte mani prende corpo il fato, innanzi al suo gelido sguardo, si schiudono le sconfinate vastità dei mari. Il suo non è un ruolo, è una missione e del suo operato, rende conto solo a Dio. Lui è il Creatore e con un semplice gesto materializza il prodigio della resurrezione delle vele dai sacchi, lui è l’ispirato artefice del miracolo eccelso, dona e toglie la vita alle vele, ma è in partenza che il nostro eroe trova la sublime esaltazione. Come Mosè nel Mar Rosso, così in quei drammatici attimi conduce il suo gregge tra le insidie del pre start. Pontificando col breve gesto della sua ispirata mano sprona, frena e dirige l’intera manovra ed in quegli attimi di onnipotenza, il suo già smisurato ego diviene talmente incontenibile da assumere persino tinte magnanime, tanto da permettere al suo chierichetto di rimboccare mestamente il “grembiule” del fiocco.
Al chierichetto spetta l’ingrato compito di materializzare tutti i miracoli orditi del vate di prua. E lui issa, piega, ammaina, impacchetta, broglia e sbroglia tutte le vele che capricciosamente vengono chiamate. Lui vive nell’ombra e gli spetta l’ingrato compito di districare tutto ciò che la natura intreccia. Sua è la colpa se lo spi si incaramella, se il tangone si inceppa o se il genoa si bagna. Se l’intricata matassa si dipana, il merito sarà del divino prodiere, ma se avviene anche il più piccolo intoppo, la colpa è già chiaro su chi andrà a ricadere. Il due vanta infatti un’originale caratteristica: emergere dall’ombra solo quando avviene l’errore. Ma il chierichetto, ha una fede ben salda, la fatica e le urla non gli pesano: lui soffre in silenzio perché appartiene ad una setta ristretta, quella degli apprendisti prodieri. Fedele come un segugio, silenziosamente osserva ogni mossa del suo celebrato vate di prua per carpirne i segreti riti e magari, un giorno, anche il ruolo.
Buone Feste a tutti i lettori del blog di SEA AMOR!
LA POESIA DEI RUOLI A BORDO - Parte I
Il prodiere e il due
Davanti a tutti c’è Lui, il divino, il predestinato…il prodiere. Incarnazione velica della libertà, tra le sue esperte mani prende corpo il fato, innanzi al suo gelido sguardo, si schiudono le sconfinate vastità dei mari. Il suo non è un ruolo, è una missione e del suo operato, rende conto solo a Dio. Lui è il Creatore e con un semplice gesto materializza il prodigio della resurrezione delle vele dai sacchi, lui è l’ispirato artefice del miracolo eccelso, dona e toglie la vita alle vele, ma è in partenza che il nostro eroe trova la sublime esaltazione. Come Mosè nel Mar Rosso, così in quei drammatici attimi conduce il suo gregge tra le insidie del pre start. Pontificando col breve gesto della sua ispirata mano sprona, frena e dirige l’intera manovra ed in quegli attimi di onnipotenza, il suo già smisurato ego diviene talmente incontenibile da assumere persino tinte magnanime, tanto da permettere al suo chierichetto di rimboccare mestamente il “grembiule” del fiocco.
Al chierichetto spetta l’ingrato compito di materializzare tutti i miracoli orditi del vate di prua. E lui issa, piega, ammaina, impacchetta, broglia e sbroglia tutte le vele che capricciosamente vengono chiamate. Lui vive nell’ombra e gli spetta l’ingrato compito di districare tutto ciò che la natura intreccia. Sua è la colpa se lo spi si incaramella, se il tangone si inceppa o se il genoa si bagna. Se l’intricata matassa si dipana, il merito sarà del divino prodiere, ma se avviene anche il più piccolo intoppo, la colpa è già chiaro su chi andrà a ricadere. Il due vanta infatti un’originale caratteristica: emergere dall’ombra solo quando avviene l’errore. Ma il chierichetto, ha una fede ben salda, la fatica e le urla non gli pesano: lui soffre in silenzio perché appartiene ad una setta ristretta, quella degli apprendisti prodieri. Fedele come un segugio, silenziosamente osserva ogni mossa del suo celebrato vate di prua per carpirne i segreti riti e magari, un giorno, anche il ruolo.
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