martedì 6 gennaio 2015

Poesia dell'Epifania III parte

LA POESIA DEI RUOLI A BORDO - Parte III
Il timoniere e il tattico
 
Appena più dietro, rovescio sul timone, tra introspezione ed autismo siede lui. Il sensitivo, il leggendario, il divino timoniere. Vive in una realtà unica, compressa in uno strato sottile, un mondo laminare dominato da filetti fluidi in perenne scorrimento. Li vede entrare dal dritto di prua, li sente vibrare lungo il mascone di sottovento, li percepisce fremere lungo la carena e li accarezza mentre risalgono lungo la pala del timone. Gli pervadono la mano, gli percorrono il braccio invadendogli l’intero corpo per sfociare finalmente nel cervello, dove si mescolano all’altra acqua che vi trovano dentro. L’abilità maggiore risiede proprio nel fluttuare armoniosamente assieme ai filetti stessi e, vibrando come uno spermatozoo, il divino timoniere cerca la sua boa neanche fosse l’ovulo da fecondare. Lui non parla, geme. Non timona, freme. Non regata, compone, lui che del moto ondoso è sia lo scultore che il pittore.

Alle sue spalle, appollaiato nel suo eremo, si erge torvo l’essere umano straziato dal dubbio. Pur non muovendo un solo dito, sopporta stoicamente tutto il peso della regata. Lui è il tattico, la mente creativa, l’amletico. Lui realmente non è sulla barca, lui vive più in alto, con la testa tra le isobare. Orzare o poggiare, virare o strambare: questo il dilemma. Dei massimi sistemi, della vulcanologia, del buco dell’ozono, della tettonica a zolle, della stessa volta celeste, è il grande analizzatore. Le sue sudate meningi, del vento vivono ogni singulto, ne ricercano il ritmo, ne studiano il respiro, per poi finalmente prendere la grande decisione: facciamo come gli altri!!

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